Si chiude l'epoca del file hosting pirata: il Dipartimento di Giustizia statunitense ha fatto chiudere Megaupload, Megavideo . I responsabili adesso rischiano 60 anni di carcere. Si stima che l'attività abbia fruttato 175 milioni di dollari e generato circa 500 milioni di dollari di danno alla casse dei detentori di copyright.
Megaupload, Megavideo e Megaporn sono stati chiusi
definitivamente dal FBI su ordine del Dipartimento di Giustizia
statunitense. Mentre la community online ieri tentava di elaborare il
luttoAnonymous ha prontamente reagito atta
ccando i siti dello US Department of Justice, Universal Music, RIAA
(Recording Industry Association of America) e MPAA (Motion Picture
Association of America).
Le accuse (Indictment del Tribunale di Alexandria - Virginia) nei confronti dei
gestori di Megaupload, la piattaforma di file hosting più nota
del Web, sono gravissime. Si parla di un'incredibile e
monumentale violazione delle norme sul copyright.
Com'è risaputo la piattaforma online principale e
quelle periferiche hanno consentito a lungo la
condivisione di film, musica, libri e ogni genere di file pirata.
Megaupload
La differenza sostanziale rispetto al mondo P2P è che ogni contenuto
veniva archiviato in anonimato sui server della società. Pagando un
abbonamento da pochi dollari al mese si poteva procedere poi con
il downloading al massimo della velocità consentito dal proprio
servizio ADSL. Senza contare il sistema di bonus che premiava gli
utenti che riscuotevano maggiore successo nell'attività di sharing.
Non a caso le ricerche dei file avvenivano tramite specifici motori di
ricerca, blog o forum.
Si stima che tutta questa attività abbia generato non meno
di 175 milioni di dollari di ricavi, grazie a pubblicità e
abbonamenti, e circa 500 milioni di dollari di danni per i
detentori di copyright.
Alla sbarra sono finiti 7 individui e 2 società (Megaupload
Limited e Vestor Limited). La pena massima che si
rischia è piuttosto alta: 20 anni di prigione per cospirazione
a scopo di racket, 5 anni di prigione per cospirazione a
scopo di violazione di copyright, 20 anni di prigione per
cospirazione a scopo riciclaggio di denaro sporco e infine
5 anni di prigione per la sostanziale violazione criminale
del copyright. Per un totale di 60 anni carcere.
Kim Dotcom con un'amica
Fra gli imputanti ovviamente chi trema di più è il gran capo:
Kim Dotcom (aka Kim Schmitz e Kim TimJim Vestor),
un trentasettenne residente a Hong Kong e in
Nuova Zelanda. Completano il team: Finn Batato,
chief marketing officer tedesco, Julius Bencko,
grafico slovacco, Sven Echternach, responsabile
sviluppo tedesco, Mathias Ortmann, CTO tedesco,
Andrus Nomm, sviluppatore software estone, e Bram
van der Kolk, responsabile network olandese.
Kim Dotcom con un amico
Al momento sono stati arrestati a Auckland solo Dotcom,
Batato, Ortmann e van der Kolk, mentre Bencko, Echternach
e Nomm sono ancora alla macchia. La confisca dei beni si
aggira già sui 50 milioni di dollari.
L'intera operazione ha coinvolto le forze dell'Ordine e la
Giustizia di Stati Uniti, Nuova Zelanda, Hong Kong, Olanda,
Regno Unito, Germania, Canada, Australia e Filippine.
Aggiornamento. Online è comparsa una nuova pagina
Web di Megaupload con una scritta: "Non abbiamo
alcun nome di dominio per ora ma solo questo
indirizzo IP (http://109.236.83.66). Attenzione ai
siti di phishing. Questo è il nuovo sito Megaupload,
stiamo lavorando per tornare a pieno regime.
Segnate nei Preferiti il sito e condividete il nuovo
indirizzo su Facebook e Twitter".
Però attenzione potrebbe trattarsi di un
IP Fake poiché fa riferimento a un service provider
olandese (low cost) in difficoltà economiche che si chiama WorldStream.
Ringraziamo per l'analisi sul campo la Dark-net di Legnano.



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